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Maria Voce e l'abbraccio della sua Aiello











AIELLO CALABRO – Un abbraccio lungo, intenso, e avvolgente. La gente della sua Aiello e i tanti focolarini presenti (provenienti dalla Calabria, Sicilia e Malta) nella giornata a lei dedicata l’hanno accolta davvero con grande affetto. Maria Voce ha abbracci e sorrisi per tutti. E in molti, che hanno affollato la chiesa parrocchiale e lo spiazzale antistante servito da uno schermo gigante, l’hanno voluta salutare e accogliere nel paese dove è nata e dove ha vissuto. Dopo l’appuntamento di venerdì scorso a Cosenza, presso l’Ordine degli Avvocati di cui è stata una delle prime donne a farne parte nel 1962, quello di sabato nella cittadina tirrenica è stato un momento ricco di testimonianze. Erano presenti, tra gli altri, oltre alle autorità civili e militari, i vescovi Mons. Lupinacci dell’Eparchia di Lungro, Mons. Morosini della Diocesi di Locri-Gerace e Mons. Nunnari di Cosenza-Bisignano e, idealmente, attraverso un messaggio, pure Mons. Mondello e Mons. Bertolone. Tra gli interventi, quelli degli ex primi cittadini di Aiello: Vocaturo, Marinaro e Pedatella; e del presidente della provincia Oliverio. La cerimonia, condotta da Maria Intrieri, è iniziata col benvenuto di padre Jean Paul Bamba, parroco di Santa Maria Maggiore dove si è svolta la kermesse; e col saluto del sindaco Gaspare Perri che ha anche consegnato una targa ricordo alla presidente Voce in segno di riconoscenza per la notorietà che ha dato ad Aiello e a tutta la regione Calabria nel mondo intero, «distinguendosi per una vita spesa per il dialogo e la fraternità universale». Sono seguiti i contributi degli assessori Zagordo e Marinaro che hanno tracciato un profilo biografico di Maria Voce; e del vicesindaco Iacucci che ha chiuso la manifestazione.


L’intervento più atteso, e non poteva essere altrimenti, è stato naturalmente quello di Emmaus, come Chiara Lubich, la fondatrice del Movimento, chiamò Maria dopo il loro primo incontro avvenuto nel 1964.


La presidente dei Focolarini – nata ad Aiello Calabro (Cs) nel luglio 1937 - ha ringraziato tutti per l’accoglienza, e per la giornata di riconoscenza che ha voluto dedicare alla sua famiglia. In particolare al suo papà Francesco, alla sua mamma Clara, che godono di questo momento dal cielo, alle sorelle e fratelli, e a tutti i parenti.

«Ho lasciato la famiglia – ha detto Emmaus - ma ne ho trovato una molto grande». E la giornata di oggi, ha aggiunto Mariella Voce, come un po’ affettuosamente tutti la chiamano in paese, «è segno di quel ‘centuplo’ che Dio promette a chi lascia qualche cosa per lui. Quindi al posto della mia famiglia naturale – ha spiegato - trovo qui una famiglia che comprende tutti quelli che mi vogliono bene e sono veramente tanti».

Poi, nel suo discorso si sono fatti strada i ricordi di alcuni momenti vissuti ad Aiello, i trasferimenti con la famiglia prima a Napoli dove il padre si laurea in medicina, e poi a Firenze. Quindi la seconda Guerra mondiale, durante la quale il papà Francesco è fatto prigioniero per anni in Germania e da cui ritornerà invecchiato. Una esperienza dura e toccante che «mi ha fatto capire – confessa Maria Voce - l’inutilità e l’assurdità della guerra». La memoria indugia ancora sull’infanzia serena passata ad Aiello. Il mare di Coreca, i picnic a Monte Faeto, le gite serali al fiume Olivo a guardare le lucciole, che ha definito poeticamente “il respiro luminoso di Dio”. Ed ancora sui primi impegni nell’azione cattolica con le amiche, le visite agli ammalati; i tre anni di liceo a Cosenza, i ritorni mensili ad Aiello e l’emozione del ritorno alla vista del campanile della chiesa parrocchiale con il cuore che batteva forte. «Non avrei mai pensato di abbandonare Aiello – racconta -, se avessi ragionato soltanto, se non ci fosse stata una chiamata forte di Dio. Così come non avrei mai pensato di lasciare la mia famiglia alla quale ero legatissima». Poi nel giro di una settimana invece ha lasciato tutto. La famiglia e la professione di avvocato iniziata presso la Pretura di Aiello e poi nel Tribunale di Cosenza. Anche con grande sofferenza del padre che avrebbe magari voluto che la figlia continuasse la carriera nell’avvocatura. Ma la chiamata di Dio è stata più grande. Così nel 1959 incontra i focolarini, e ne rimane affascinata. Da quel momento, la vita di Mariella Voce viene capovolta, e il fine diventa Dio. Dal ’64 al ’72 vive con i focolari in Sicilia; dal ’72 al ’78 lavora nella segreteria della Lubich. Dal 1978, per dieci anni, vivrà a Istanbul. Dal 2002 è stata stretta collaboratrice della fondatrice, sino ad arrivare, dopo la morte di Chiara Lubich, alla chiamata unanime, nel luglio dello scorso anno, alla guida dei Focolari.

La bella giornata di festa, tiepida e solare, è continuata anche fuori dalla chiesa di Santa Maria Maggiore. Con degustazioni di prodotti tipici, il volo di un pallone aerostatico, e con un buffet a palazzo Cybo, offerto dalla famiglia Viola e dall’Amministrazione comunale.

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