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Il nuovo libro di Francesco Gallo sull'emigrazione dei falernesi in Usa



di Francesco Gallo
Questo libro “Emigrazione negli USA da Falerna CZ dal 1881 al 1924” viene scritto per onorare il coraggio e i sacrifici che fecero i 770 falernesi che emigrarono negli USA durante il periodo del “Grande Esodo”. 
Il testo è composto da tre parti: 
- la prima descrive brevemente Falerna dal punto di vista geografico, storico, religioso e culturale; 
- la seconda è dedicata agli emigranti falernesi, le loro famiglie negli USA, i luoghi dove si sistemarono e le occupazioni che trovarono e 
- la terza, oltre al dialetto falernese, presenta l’importanza dei Valdesi, dalla Banda Musicale e della Associazione Calcistica Falernese, le Comunità dei Monti Reventino e Mancuso, alcuni vecchi mestieri, alcune ricette culinarie e tradizioni del paese. 
Le 303 pagine del libro sono arricchite da 300 foto, 43 tavole, 37 note, 29 fonti bibliografiche ed un indice alfabetico di 200 nomi che completano le descrizioni e facilitano i discendenti degli emigranti a conoscere la storia dei loro bisnonni per esserne orgogliosi. Da pagina 105 a pagina 121, tutti gli emigranti sono elencati in ordine alfabetico, indicando l’anno di nascita, l’anno di emigrazione e le città negli USA dove si stabilirono. 
Questi cittadini furono spinti ad abbandonare i loro paesi per tanti e svariati motivi tra i quali per sfuggire: 

  • ai gravi disagi dovuti alla povertà, 
  • alla disoccupazione, 
  • alla sovrappopolazione, 
  • alle pessime condizioni sanitarie, 
  • alla difficile viabilità stradale, 
  • al terremoto del 1905 e del 1908, 
  • alle guerre (Abissinia 1896, Libia 1912 e Grande Guerra 1915-18), 
  • alla malaria, al colera, alla tubercolosi e al tifo, 
  • la mancanza di acqua potabile nelle case, 
  • alla epidemia influenzale detta “Spagnola”, 
  • ai bassi guadagni decurtati dall’elevate tasse sui prodotti agricoli, 
  • allo sfruttamento dei contadini da parte dei proprietari terrieri, 
  • alla repressione degli anti-fascisti e 
  • alle crisi agricole specie della gelsicoltura, associate alle epidemie delle piante causate dalla fillossera delle viti, dalla mosca dell’olivo e dal cancro della corteccia del castagno. 
Partivano anche perché sollecitati dalla propaganda ingannevole degli agenti reclutatori, intermediari delle compagnie di navigazione i quali garantivano che in America gli emigranti avrebbero facilmente trovato una buona sistemazione e degli ottimi guadagni. Essendo quasi tutti analfabeti, l’assistenza era necessaria per aiutarli a sbrigare le pratiche consolari e ad acquistare i biglietti d’imbarco. 
Stanchi di farsi sfruttare dai proprietari terrieri, i braccianti abbandonarono i campi per emigrare. Così l’emigrazione rappresentò una protesta silenziosa, molto più efficace del brigantaggio e degli scioperi. Con essa, i proprietari terrieri perdettero le migliori forze di lavoro, i giovani braccianti, e dovettero offrire un miglior compenso ai pochi rimasti oppure rischiare la degradazione e lo spopolamento delle campagne. 
Si sapeva che il “soggiorno” in America sarebbe stato lungo, forse per sempre e privo di piani concreti per ritornare in Italia. Nelle città di destinazione, per trovare lavoro ed alloggio, molti si appoggiavano a parenti e ad amici (“emigrazione a catena”) già residenti da tempo. Molti divennero operai nelle miniere, nelle fabbriche e nelle costruzioni ed alcuni persero la vita per incidenti sul lavoro o per malattie (tbc, malnutrizione ed infezioni) tutte associabili alla cattiva alimentazione e alle pessime condizioni ambientali e lavorative. 
La maggioranza trovò un lavoro remunerativo e stabile e così fecero arrivare le proprie famiglie e i figli che frequentarono le scuole locali, imparando bene la lingua inglese, diplomandosi e trovando impieghi in ufficio e le loro rimesse diedero la possibilità alle famiglie di riscattarsi socialmente, acquistando dei terreni agricoli, di alimentarsi, curarsi e vestirsi meglio. Molti realizzarono il loro sogno, quello di dare ai figli un migliore tenore di vita e quello di tornare nei propri paesi d’origine per far visita ai vecchi genitori, per aiutarli economicamente, per rendere più abitabili le loro abitazioni, prive d’umidità e con servizi igienici. 
Con grande gioia, notiamo che la seconda e la terza generazione di questi pionieri vengono spesso in Calabria per godersi lo stesso mare, gli stessi alimenti, la stessa acqua ed aria dei loro nonni. Infatti, d’estate o in altre festività, Falerna si arricchisce della loro presenza e li ospita organizzando delle sagre, delle degustazioni gastronomiche, degli incontri culturali, degli spettacoli teatrali, degli intrattenimenti musicali, delle esposizioni, delle gite naturalistiche e paesaggistiche e degli eventi sportivi e musicali. Si da il benvenuto ai figli e ai nipoti degli emigranti falernesi di un secolo fa, e così si facilita l’aggregazione calabro-americana.

Il volume sarà presentato a Falerna il prossimo 10 agosto 2018.



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