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12 ottobre 1492. La Scoperta dell'America ed il ruolo della Calabria

Terraaaaaaaa!!! Terraaaaaaaaaaaaaaa!!! Quasi ci sembra di udirlo il marinaio di Colombo che dopo tanta navigazione in cerca delle Indie intravede le coste del Nuovo Mondo.

Da allora, quelle Terre lontane sono state meta di tanti. Anche molti Calabresi. I primi, stando alle cronache dell’epoca, furono due navigatori delle nostre parti. Oramai li conosciamo per fama. Sono Anton Calabrès e Angelo Manetti. Il primo di Amantea, si dice, l’altro di Aiello Calabro. Per maggiori informazioni, rimandiamo all’articolo di Giuseppe Pisano, in fondo al post.

Oggi dunque ricorre l’anniversario della Scoperta. Il Columbus Day, che si festeggia ogni anno a New York lungo la Fifth Avenue, quest’anno si terrà il 13 ottobre. Per maggiori dettagli sulla giornata dedicata all’emigrazione italiana, visionate la voce Columbus Day su Wikipedia, oppure visitate il sito della Columbus Citizens Foundation.

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LA CALABRIA E LA SCOPERTA DELL’AMERICA

di Giuseppe Pisano

(tratto da: http://www.calabriaplus.it/home.asp?go=show&ID=512&S=Cultura&IDD=125)

Ancora oggi nessuno vuol parlare - mi riferisco, in primis, alle istituzioni calabresi - del ruolo che la Calabria ha avuto rispetto alle vicende legate alla scoperta dell’America e alla figura di Cristoforo Colombo, apporti importanti, molti dei quali sconosciuti, offerti da marinai, personaggi misteriosi e, con ogni probabilità, uomini di chiesa e santi calabresi. E’ provabile documentalmente sia la presenza, nel primo viaggio di Colombo che portò alla scoperta del Nuovo continente, del marinaio calabrese Anton Calabrès sia la partecipazione ad uno o più viaggi, non escluso il primo di scoperta, di Angelo Manetti proveniente dal paese di Aiello.

Di Calabrès possiamo dire che era imbarcato assieme a soli 25 uomini sulla “Pinta”, la caravella che avvisterà per prima la chimerica Terra. Calabrès è un personaggio affascinante che merita un’accurata indagine archivistica che potrebbe rivelarci notizie precise sui suoi precedenti viaggi di mare, sulle origini, sulla famiglia, su eventuali discendenti e altre sorprese ancora. Secondo gli ultimi studi effettuati sui componenti degli equipaggi del primo viaggio di Colombo sono stati individuati appena 4 uomini con precedenti penali  sui 90 complessivi e tra questi non compare il nome di Calabrès. Per questo motivo, e per altri che al momento non posso ancora rivelare, potrebbe quindi darsi che questo nostro conterraneo fosse un esperto marinaio voluto da Colombo. Per quanto riguarda Manetti possiamo dire che partecipò a uno dei viaggi dell’Ammiraglio genovese, non escluso il primo, “allo scoprimento dell’Indie Occidentali” , per citare alla lettera ciò che viene riportato sulla misteriosa pagina di un testo del ‘700, in mio possesso, scritto dall’abate umbro Cesare Orlandi.Tengo a dire misteriosa pagina perché se è vero che esistono pochissimi di questi esemplari dell’Orlandi sparsi in qualche biblioteca d’Italia è anche vero che pressoché dappertutto stranamente questi testi risultano mancanti della pagina riguardante il Manetti e la sua famiglia. Di recente mi è capitato di leggere che lo studioso Rocco Liberti, in un suo libro riguardante la storia del feudo di Aiello Calabro, afferma che  nell’effettuare una ricerca sulla famiglia Viola il tomo dell’Orlandi gli fu consegnato privo dell’ultima pagina, di averlo cercato successivamente presso le più importanti biblioteche calabresi senza ottenere però alcun risultato. Inoltre, il Liberti ci fa sapere nella sua opera scritta all’incirca 30 anni fa che, con sua grande meraviglia, anche la seconda copia trovata per caso presso la biblioteca privata dell’appassionato bibliofilo Natale Zerbi risulta priva dell’ultima pagina e in questo caso addirittura, per fare intendere che tutto aveva un termine regolare erano state fatte sparire alcune parole e fatto punto. Infine, lo studioso afferma di avere potuto finalmente rintracciare la trattazione completa dell’Orlandi presso la biblioteca nazionale di Napoli. Anch’io spinto dalla curiosità, ultimamente ho deciso di effettuare una ricerca in merito ed ho potuto riscontrare, con mio grande stupore, che anche nella biblioteche di Soriano Calabro e  Polistena, pur essendoci i tomi originali essi risultano ambedue mancanti dell’ultima pagina. Consultando il catalogo informatico delle biblioteche italiane (ICCU) predisposto dal Ministero dei Beni Culturali si può notare che il testo non esiste così come ultimamente non risulta esserci più nemmeno nella Biblioteca Nazionale di Napoli. A mio modesto avviso potrebbe esserci un tentativo di occultamento di tutto ciò che riguarda l’Italia, gli italiani e il Vaticano rispetto alla scoperta dell’America. Per quanto attiene alla provenienza dei due calabresi al seguito di Colombo, Angelo Manetti era di sicuro di Aiello in quanto lo attesta inequivocabilmente il testo dell’Orlandi. Anton Calabrès suppongo fosse di Amantea o di uno dei paesi che gravitavano attorno a questo antico centro demaniale marinaro. Amantea a quel tempo era dotata di un porto capace di ospitare imbarcazioni di grande peso ed era un importante centro di commerci soprattutto della seta che sul mercato di Genova veniva preferita persino a quella proveniente dalla Spagna. La presenza genovese in questo territorio e in tutta la Calabria Citeriore all’epoca era davvero intensa. Commercianti e banchieri liguri spesso aiutati dal clero genovese, anch’esso fortemente presente in questa zona, finivano per monopolizzare tutte le risorse del territorio e già tra la fine del ‘400 e soprattutto nel ‘500 molte famiglie genovesi (Adorno, Ravaschieri, Cybo, Pinelli…) finirono per infeudarsi buona parte della Calabria centro-settentrionale e non solo.

Inoltre, ho potuto riscontrare che in Amantea esiste una tradizione orale, in particolare tra gli abitanti anziani della zona intorno all’ex collegio dei gesuiti, che ci fa sapere che negli anni successivi alla scoperta dell’America si svolse una grande cerimonia in onore del marinaio amanteano che partecipò con Cristoforo Colombo al primo viaggio di scoperta del nuovo continente e di lì a poco venne costruita una chiesetta denominata “della Pinta”. Nella zona più antica di Amantea esiste ancora un vico “la Pinta” e una fontana detta “della Pinta”. 

Bisogna dire, purtroppo, che le istituzioni calabresi non hanno mai celebrato o in qualche modo tentato di rivalutare questi due personaggi importantissimi.Per quanto riguarda Calabrès pare esiste appena una piccola via al mondo dedicata a questo nostro importantissimo conterraneo e si trova  a Soverato. Fu voluta nel 1982 da mio padre, Antonio Quinto Pisano quando allora ricopriva la carica di consigliere comunale. Per quanto attiene a Manetti sembra proprio caduto totalmente nel dimenticatoio. Eppure oggi che viene rivalutata la figura di papa Innocenzo VIII, Giovanni Battista Cybo considerato dallo studioso Ruggero Marino il vero artefice del viaggio di Cristoforo Colombo, credo nessuno abbia mai colto l’importanza che la famiglia del Manetti fu sempre legata alla famiglia Cybo, quella famiglia che nel 1566 acquisterà, con un investimento definito “del tutto atipico” proprio la contea di Aiello.Come attesta inequivocabilmente il testo dell’Orlandi, possiamo dire nessun altro uomo al mondo prima del calabrese Manetti risulta avere intrapreso esplorazioni geografiche tanto estese: dalle cosiddette Indie Orientali a quelle Occidentali e per giunta insieme ai grandi esploratori della terra come Cristoforo Colombo e Vasco da Gama.

Inoltre, non si può trascurare affatto l’idea di un probabile apporto dato da altri due grandi calabresi: il contemporaneo San Francesco da Paola e Gioachino da Fiore. Del Santo di Paola non bisogna guardare tanto ai suoi prodigi compiuti sul mare e spesso in favore dei naviganti che in taluni casi sembrerebbero essere segni premonitori come, ad esempio, il miracolo dell’attraversamento delle acque sul suo mantello dalla terraferma all’isola di Sicilia, ma bisognerebbe invece meglio capire perché Pio XII nel 1943 proclama al mondo San Francesco da Paola quale “Patrono della gente di mare italiana”; perché fu costruita la basilica in onore del Santo a Genova visto che sussistono ancora molti dubbi persino sul suo passaggio in quella città; qual è il significato degli incontri tra Francesco e papa Sisto IV, il pontefice che si era sforzato di unire i potentati cristiani di tutta l’Europa contro il pericolo musulmano; quale fu il vero ruolo dei Minimi in Spagna durante l’assedio di Malaga del 1487 e nel periodo della presa di Granata terminata nel gennaio 1492 visto che per il loro contributo offerto per la espulsione definitiva dei musulmani dalla penisola iberica da allora in Spagna furono indicati col nome di Frates de Victoria. E non si dimentichi che Bernardo Boyl - il padre eremita benedettino che risulta avere incontrato più volte il Santo che gli risvegliò il desiderio di vita più umile e penitente e che indosserà il saio dell’ordine di San Francesco di Paola - seguirà Cristoforo Colombo nel suo secondo viaggio verso il Nuovo Mondo come primo missionario in quelle terre e con poteri di vicario apostolico.

Per quanto riguarda Gioacchino da Fiore, Paolo Emilio Taviani, uno dei massimi studiosi a livello mondiale di Colombo, disse che forse il vero movente che spinse Colombo ad affrontare questo difficilissimo viaggio  fu la prospettiva mistica di essere protagonista d’una missione provvidenziale, e tutto ciò s’inquadra nella concezione del mondo derivata dall’abate calabrese, dalla quale Colombo, come tanti francescani del suo tempo, era più o meno consapevolmente influenzato e condizionato.  Del resto lo stesso Colombo nel suo “Libro delle profezie” afferma che “Gioacchino da Fiore disse che doveva venire dalla Spagna colui che doveva riedificare il monte Sion”.

Commenti

  1. Molto, molto, molto interessante!!!
    Complimenti al prof. Pisano.

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