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L'Italiese

Tratto da Penny Petrone, Il modello in frantumi, cittàcalabria edizioni 2004, pagg. 109,110


L'italo-canadese, altrimenti detto italiese, era la lingua che usava­mo con parenti ed amici di famiglia. Era una lingua particolare - un misto di dialetto parlato e inglese della classe operaia - inventata dagli immigrati italiani nel Nuovo Mondo. Ben presto rappresentò per loro un efficace mezzo di comunicazione.
Il nuovo idioma era caratteristico dell'immigrato in Canada - diverso sia dall'italiano che dall'inglese, come ogni dialetto è diverso dall'italiano standard. Poiché in Italia ogni regione ha il proprio dialetto, il nuovo idio­ma aveva molte varianti. La versione dei miei genitori era quella calabrese, che sarebbe risultata incomprensibile anche a molti connazionali che abi­tavano in diverse località d'Italia.
Benché molte parole inglesi nel nuovo dialetto avessero equivalenti in italiano, la maggior parte degli immigrati voleva parlare inglese, anche se la loro pronuncia era strana.
Ecco, qui di seguito, un piccolo esempio:

Vocabolo inglese

Italo-canadese (italiese)

Italiano standard

Car

Carru

Macchina

Boss

Bossu

Capo

Business

Bisinisse

Commercio

All right

Orraitte

Va bene

Goodbye

Gutbai

Arnvederci

Thank you

Tenk yu

Grazie

That's enough

Azzonoffo

Basta

What's the matter

Vazzemaru

Cosa succede

Hurry up

Aireoppa

Muovetevi

How Much

Omaccio

Quanto

Cake

Chekka

Torta


Naturalmente il Nuovo Mondo aveva introdotto concetti nuovi per i quali non c'erano equivalenti in italiano. Girlfriend (fidanzata) boyfriend (fidanzato), per esempio, erano due termini nuovi per gli italiani, che ave­vano un sistema di corteggiamento diverso da quello degli Americani del Nord. Di conseguenza gli immigrati incorporarono le parole inglesi nel loro nuovo vocabolario, per cui "Girlfriend" divenne “gellafrenda” e "boyfriend", "boiafrendu".
Utilizzavo queste parole senza sapere che fosse l'idioma degli immigrati. Lo scoprii solo alcuni anni dopo, quando, nel corso di una conversazione con mia madre, una collega canadese più grande di me, che parlava italiano, mi disse che non riusciva a comprenderci. A suo parere il "vero" italiano era molto più melodioso di quello che parlavamo noi. Mi sentii umiliata.
Quando mamma divenne Presidente della Ladies Auxiliary (Donne Ausiliarie) presso la Società Italiana di Assistenza e mi lesse in modo elegante i discorsi che aveva scritto in italiano "vero" , capii cosa avesse voluto dire la frase della mia colta amica.
Rimpiango di non aver imparato bene la mia lingua materna. Tra tutti i dialetti italiani, il calabrese è il più vicino alla lingua degli antichi Romani ed è anche ricco di latinismi puri, come per esempio muliera (moglie), figliola (figlia) e tata (padre). Quando mamma parlava di suo padre, infatti, lo chiamava sempre Tata. Mi dispiace anche di non aver potuto imparare bene la lingua di Dante, Petrarca e Boccaccio.
Avrò pure dimenticato l'italo-canadese, ma non ho certamente scordato il forte desiderio di mamma di imparare a parlare bene l'inglese.

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