Lettera aperta ai Milanesi
di Franco Pedatella
Milanesi carissimi,
sono Franco Pedatella, cittadino ed ex sindaco del Comune di Aiello Calabro, una ridente cittadina dell’entroterra di Amantea in Calabria, lungo il Basso Tirreno Cosentino.
In qualità di cittadino ed amministratore di questo Comune ho avuto modo di conoscere ed apprezzare, perché ne è vivo il ricordo nella coscienza di tutti, la generosa opera di solidarietà di cui avete dato prova in occasione del triste e tragico evento del terremoto del 1905, che ha distrutto parte dell’abitato, ha provocato molte vittime e ridotto in misere e precarie condizioni la popolazione, già duramente colpita da altri mali come la malaria.
A ricordo di quella generosità un quartiere della nostra cittadina, costruito con il vostro contributo, porta il nome di Rione Milanese. E Milano oggi ospita tanta popolazione aiellese che, emigrata, ha portato in Lombardia ingegno, operosità e volontà di progresso e di riscatto.
Inoltre Milano è stata presente ad Aiello nel 2005 attraverso una delegazione di rappresentanti in occasione della manifestazione che vi si è svolta nella ricorrenza del centenario del terremoto.
Era, quella, la Milano figlia della cultura dell’Illuminismo milanese di Giuseppe Parini, dei fratelli Verri e di Cesare Beccaria prima, e dell’impegno romantico-risorgimentale di Alessandro Manzoni, di Silvio Pellico, di Giovanni Berchet e degli altri uomini de “Il Conciliatore” dopo, cultura feconda di utili risultati successivi, legata ai principi dell’egualitarismo, della libertà, della solidarietà, del filantropismo, dell’unità e dell’indipendenza della Patria. “Liberi non sarem se non siam uni” scrisse Alessandro Manzoni nel 1815.
Ma oggi, carissimi Milanesi, non vi riconosco più.
L’ubriacatura berlusconiana e l’inconsistenza morattiana vi hanno resi insensibili.
Sembrate sempre di più, ve l’assicuro, la pancia dell’Italia piuttosto che la mente. E quelli che vi parlano dai salotti televisivi o dai “predellini”, pagando perfino gli applausi per tessere l’inganno contro di voi, lo sanno bene; usano infatti parole capaci di stimolare in voi gli istinti peggiori: la paura dell’estraneo, dell’altro o del diverso, l’egoismo più abietto e spregevole, il senso smisurato e miope della sicurezza egoistica del proprio famigerato “posto al sole”, insomma una visione delle cose assolutamente disumana che storpia la realtà, inventa nemici, induce misantropia ed è negatrice della vostra storia e contraria al principio stesso di civiltà positivamente intesa.
Ma Milano è storicamente un’altra cosa. È la patria dei grandi slanci ideali ed il cuore di un paese che sa battere all’unisono con le esigenze di una società viva ed in progresso, aperta alle istanze di rinnovamento tecnico ma anche di una più aperta umanità, che è la risorsa delle risorse, il motore vero della società; infatti solo l’apertura fiduciosa all’uomo che è dentro di noi può mettere in moto quelle energie che sole sono condizione essenziale per ogni vero progresso.
Il contrario, il rinchiudersi e la gretta difesa del proprio privato orticello sotto casa, non alimentato dallo scambio gioviale e dal reciproco flusso di energie con il vicino, in un sistema di vasi comunicanti, portano invece all’inaridimento della vostra pianta, che così rischia di non dare più frutti.
Milanesi carissimi, mi sento partecipe della vostra battaglia per il cambiamento e v’invito a difendere la scuola, i servizi, i diritti, i traguardi che avete conquistato, senza farvi fuorviare da chi intende parlare alla bestia che è nell’uomo, addormentandone gli ideali più nobili e la funzione di governo che la ragione deve avere nell’uomo e tarpando le ali alle spinte più coraggiose verso le conquiste che assicurino progresso, eguaglianza e giustizia per tutti.
Il candidato di centrosinistra, a me sembra, va in questa direzione e, senza cedere a populismi demagogici e a trovate da mercante furbo ed ingannatore, è vicino alle vostre esigenze come cittadini degni del proprio passato.
Berlusconi, invece, e la signora Moratti, e quanti in un modo o nell’altro parlano per loro conto
o ne rappresentano interessi ed atteggiamenti, accrescono ogni giorno di più le scorrettezze verbali e propagandistiche in una logica di “legge della giungla”, offendendo il vostro cuore e la vostra intelligenza. Solo nella bagarre, pensano, si possono intorbidare le acque e togliere la visione nitida delle cose che stanno sotto la superficie, nella speranza di nascondere così la nullità del proprio operato, colpendo anche impunemente con malvagità.
Quanto alla Lega, essa si distingue, da quando è nata, per la rozzezza degli atteggiamenti e la villanìa e la grossolanità verbali, che per un verso abbassano il livello della cultura della gente proponendo modelli linguistici e comportamentali da trogloditi, per l’altro parlano ad arte una lingua così bassa e, si fa per dire, “colorita” per dar l’impressione di esprimere i bisogni materiali e vitali della gente, che in realtà è protagonista turlupinata. Un altro inganno!
Ed allora: “Dagli all’untore!” direbbe ancora oggi Manzoni del povero Renzo, personaggio schietto ed indifeso, vittima innocente delle macchinazioni e delle alchimie dei potenti, di quelli che egli definiva “gli eroici furfanti” che facevano, e continuano a fare ancora, della “iniqua ragione” della spada lo strumento per opprimere gli oppressi e conservare i privilegi.
Essi sono solamente monumenti perfetti alla furbizia gratuita autocompiacentesi e all’ignoranza condita con vistosa saccenteria.
Milanesi carissimi, vi ringrazio per la paziente attenzione e v’invio i miei più affettuosi personali saluti. Un abbraccio particolare va ai miei amici, parenti e concittadini aiellesi a Milano.
Aiello Calabro, 19 maggio 2011.
Franco Pedatella
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