di Franco Pedatella Per la morte prematura di mia cugina Pina ho voluto scrivere questi versi, testimonianza del fatto che ella rimarrà sempre impressa nella mia memoria e nel mio cuore. Ho voluto raffigurarla come la chioma, la parte più bella e nuova, di una pianta robusta e duratura, la quercia, che, proiettata verso le ascendenze, ne richiama le caratteristiche fisionomiche e le racchiude e custodisce in sé come tesoro indistruttibile. La dolce chioma della quercia antica, che presentava ancor d’aspetto i tratti e le fattezze della madre avíta, ora svanisce qual nell’acqua viso che bel s’immerge a poco a poco e spare e lascia a chi lo guarda e segue attento, disioso di tenerlo in superficie, l’ultimo segno del sorriso e il guardo di chi allevò la prole con dolcezza e amor provò per l’uom che sposo scelse. Or lasci, cara Pina, Bruno solo e Marilena, cui Riccardo infante prendevi a far le veci della mamma, e il tuo Francesco, padre già venturo