di Franco Pedatella
Per la morte prematura di mia cugina Pina ho voluto
scrivere questi versi, testimonianza del fatto che ella rimarrà sempre impressa nella mia
memoria e nel mio cuore. Ho voluto raffigurarla come la chioma, la parte più
bella e nuova, di una pianta robusta e duratura, la quercia, che, proiettata
verso le ascendenze, ne richiama le caratteristiche fisionomiche e le racchiude
e custodisce in sé come tesoro indistruttibile.
La dolce chioma della quercia antica,
che presentava ancor d’aspetto i tratti
e le fattezze della madre avíta,
ora svanisce qual nell’acqua viso
che bel s’immerge a poco a poco e spare
e lascia a chi lo guarda e segue attento,
disioso di tenerlo in superficie,
l’ultimo segno del sorriso e il guardo
di chi allevò la prole con dolcezza
e amor provò per l’uom che sposo scelse.
Or lasci, cara Pina, Bruno solo
e Marilena, cui Riccardo infante
prendevi a far le veci della mamma,
e il tuo Francesco, padre già venturo.
Quali carezze avrebber ricevuto
crescenti i tuoi nipoti e quei cresciuti
dalla tua mano pria che fosse stanca,
consunta da vil morbo a tradimento!
E quali cure e sguardi cari e attenti
avrebbero il genero e la nuora!
Di te il ricordo or vince avversa sorte
e torna verde in noi la dolce chioma.
Franco
Pedatella - Cleto, 2 novembre
2012
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