PRESENTAZIONE del Prof. Nino Andreotti del LIBRO “EMIGRAZIONE da FIUMEFREDDO BRUZIO CS agli USA dal 1893 al 1923”
SALA CONSILIARE COMUNE di FIUMEFREDDO BRUZIO: 21 agosto 2016 ore 21 in presenza del Sindaco Vincenzo Gaudio, del dott. Gabriele Turchi, del Cav. Dott. Francesco Falsetti e di molti altri ospiti.
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“L’argomento oggetto di questa ricerca, sull’Emigrazione da Fiumefreddo Bruzio negli Usa dal 1893 al 1923 è particolarmente invitante ed opportuno, poiché ci permette, con attenzione, di guardare al nostro passato, attraverso un collegamento ideale che ci aiuta a meglio esaminare, studiare e capire il nostro presente, facendo rivivere, attraverso date e qualche storia personale di cittadini fiumefreddesi, la storia più vasta della nostra terra. Si stima che fra il 1880 e il 1920 qualcosa come tre milioni e mezzo- quattro milioni di italiani, emigrarono negli Stati Uniti. Oggi ci sono Stati americani, come il Connecticut e il New Jersey, in cui la popolazione di origine italiana è vicina al 20 per cento, e gli italo-americani pesano per il 5,6 per cento sul complesso della popolazione americana.
L’autore rende interessante il suo lavoro completandolo con la pubblicazione di importanti documenti e fotografie in bianco e nero che ci accompagnano in questo viaggio, facendoci capire meglio questo suo lavoro. Vicende di uomini “affamati” di lavoro che sentono viva la necessità di aiutare le proprie famiglie, che desiderano dare un futuro diverso ai propri figli vivendo nell’amorevole ricordo della propria terra di origine. Ci sono nel libro anche episodi di nostri compaesani che si sono distinti per il loro sforzo di farsi avanti in una società che sin da allora, nonostante episodi di cattivo trattamento subito dai nostri emigrati, dava qualche spazio ai più coraggiosi e ai più capaci. L’autore fa una ricostruzione ricca e ben documentata, che attinge le sue fonti soprattutto da epistolari e da interviste, che forniscono al lettore le coordinate utili alla comprensione del fenomeno migratorio nel suo complesso.
Questi episodi personali, talvolta duri, talvolta meno duri, ci riconducono, inesorabilmente, alla necessità di fare i conti con il nostro passato, utilizzando e riscoprendo la memoria, senza la quale un popolo non ha un passato e certamente non potrà avere né un presente né un futuro.
L’interessante lavoro svolto dal Dr. Gallo, sui dati degli emigranti di Fiumefreddo Bruzio (nel periodo 1893-1923), raffigura certamente il desiderio dell’autore di condividere la sua ricerca, che è così messa a disposizione di tutti noi Fiumefreddesi e di tutti quelli che amano questo genere di notizie e di lettura.
Questo libro, anzi il contenuto del libro, così, non appartiene più solo all’autore, ma diventa di proprietà di quella memoria collettiva che è tramandata da tutte le persone che hanno conosciuto, nel tempo, il dramma dell’emigrazione, che sono stati testimoni della vita dei loro cari vissuta “ sotto cielo diverso, fra altra gente”, dove è difficile mantenere e tramandare le proprie radici.
Io stesso che vi sto parlando ho vissuto l’ “avventura” dell’emigrazione. Ho vissuto per circa sei anni a Brooklyn e ho studiato e lavorato a New York.
Capisco che qualcuno adesso stia pensando: “ma tu sei andato per studiare, e quindi è un’altra cosa. Non è la vita dell’emigrato”. Vi rispondo: No, io sono andato per lavorare principalmente, perché in Italia non riuscivo a lavorare pur avendo già partecipato ad un concorso magistrale e avendolo superato. Ma ero fresco diplomato, non avevo punteggio, nè titoli, e i posti a disposizione erano pochi. Quindi son partito per gli Usa, essendo potuto emigrare legalmente. Ma non potevo né dovevo perdere l’occasione di apprendere la lingua inglese per due motivi. 1 perché conoscendo la lingua potevo chiedere ed ottenere un lavoro meglio retribuito. Secondo, avevo compreso subito che la conoscenza della lingua
Sarebbe stata utile nella vita sempre e comunque, a prescindere da un possibile migliore lavoro.
Quando lavoravo di giorno, andavo a scuola di notte, quando lavoravo di notte, frequentavo la scuola di giorno. Grandi sacrifici. Ne può dire qualcosa l’autore del libro (che durante la mia permanenza in Usa io abitavo non molto lontano dalla sua abitazione) ma non ci siamo mai incontrati. Lui pure ha provato “come sa di sale lo pane altrui, e come è duro calle lo scendere e 'l salir per l'altrui scale.” I versi appartengono al canto XVII del Paradiso dantesco,
Il libro contiene altre interessanti pagine scritte dall’amico Prof. Franco Del Buono: Cenni storici sulle origini di Fiumefreddo Bruzio, Il Castello della Valle, Le torri di Fiumefreddo Bruzio, Le Chiese, Uomini di cultura di Fiumefreddo Bruzio, ed altro ancora. Tutto è corredato di precisi dati e di scrupolosa chiarezza.
Non mancano le pagine che trattano il nostro dialetto fiumefreddese con un mini dizionario fiumefreddese- Italiano,proverbi in dialetto fiumefreddese che esprimono saggezza.
E poi “a Strina i Jumifriddu” dedicata ai nostri emigranti, di Lidia Milito e poesie in dialetto di Lidia Milito, come: A Jumifriddu, a mamma mia, u rosariu, cummari carlina ecc.
E infine, sento il dovere di ringraziare il Dr. Gallo che mi ha chiesto di pubblicare in questo suo libro diverse mie poesie e un breve saggio sulle origini di Fiumefreddo Bruzio in lingua inglese.
So che questo libro arriverà negli Stati Uniti e sarà letto dai figli e dai nipoti di nostri emigrati e forse anche dai loro amici, che potrebbero trovare interessante e comodo la lettura in lingua inglese. Per quanto riguarda le mie poesie, queste dedicate a Fiumefreddo Bruzio ed inserite nel libro del Dr. Gallo, che fanno parte di una più vasta raccolta dedicata sempre al nostro amato borgo, dico solo che sono state scritte con il cuore, e quando si scrivono poesie dedicate a cose o a persone che si amano molto e per davvero, non si può essere che sinceri e veri ed io credo di essere stato, in tutte le mie poesie dedicate a Fiumefreddo, veritiero nelle parole e sincero nei sentimenti.
E per concludere voglio leggere due righe di Quasimodo: “La poesia è la rivelazione di un sentimento che il poeta crede che sia personale ed interiore, che il lettore riconosce come proprio.” Le caratteristiche che sono proprio della poesia e non si trovano in nessun altro tipo di linguaggio, sono legate alla scintilla che ti fa dire : “Mi riguarda , mi commuove, mi appartiene, lo sapevo anch’io”, qualcosa di dimenticato che ora ritorna.
Mi auguro che il lettore possa dire, dopo aver letto le mie poesie “mi riguardano, mi appartengono, mi commuovono ...”
Di nuovo, ringrazio il Dr. Gallo e auguro a voi una buona serata e una buona lettura”.
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